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Teoria delle stringhe Perché nella teoria delle stringhe si rende necessaria l'introduzione di dimensioni extra
Zen La partita a scacchi
Musica Chi ha inventato la musica

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Teoria delle stringhe La teoria delle stringhe è un approccio teorico che cerca di unificare la meccanica quantistica e la relatività generale, propone che le particelle fondamentali siano minuscole stringhe vibranti, le cui vibrazioni determinano le proprietà fisiche
Zen Lo Zen è una scuola e una pratica che si basa sulla meditazione e sulla esperienza diretta, andando oltre la logica e i concetti razionali
Musica La musica è il linguaggio dell'anima che con un intreccio di suoni e silenzi, accarezza il cuore e racconta infinite emozioni

L'interazione tra la Teoria delle stringhe, lo Zen e la Musica
La teoria delle stringhe offre una visione del mondo che sfida le nostre percezioni tradizionali proprio come i principi dello Zen.
Entrambi ci chiamano ad esplorare la realtà oltre alle apparenze, suggerendoci, anzi, "dimostrandoci" che tutto è interconnesso.
Nella musica questa interconnessione è manifesta e si mostra attraverso le vibrazioni e le armonie esattamente come le stringhe che vibrano nell'universo.
Lo Zen, con il suo focus sul presente, risuona con l'idea quantistica che l'osservatore influisce sulla realtà.
Così, la musica diventa un mezzo per esperire questa distanza cosmica, unendo scienza, filosofia e arte in un'unica sinfonia di esistenze.

Perché nella teoria delle stringhe si rende necessaria l'introduzione di dimensioni extra


Percorso tematico di appartenenza: Teoria delle stringhe



Nella teoria delle stringhe, l’introduzione di dimensioni extra è necessaria per motivi matematici e fisici, legati alla coerenza interna della teoria e alla possibilità di unificare le forze fondamentali della natura.

Per evitare incoerenze matematiche, ovvero anomalie quantistiche, nella formulazione della teoria, le stringhe non possono vibrare in uno spazio di 3+1 dimensioni (cioè 3 spaziali + 1 temporale) senza generare contraddizioni.

Sono pertanto state formulate le stringhe bosoniche che richiedono 26 dimensioni per essere matematicamente consistenti e le superstringhe (più realistiche, includono anche fermioni e supersimmetria) che invece richiedono 10 dimensioni (9 spaziali + 1 temporale).

E' importante sottolineare che queste dimensioni aggiuntive non sono opzionali ma sono imposte dalla matematica altrimenti la teoria non funziona.

Abbiamo anche che le particelle elementari (elettroni, quark, fotoni, ...) sono viste come diverse modalità di vibrazione di una stringa e le diverse vibrazioni di una stringa richiedono gradi di libertà aggiuntivi per descriverle, cioè più direzioni in cui la stringa può oscillare. Pertanto più dimensioni.

Una delle ambizioni della teoria delle stringhe è unificare la gravità con le altre tre forze fondamentali (elettromagnetica, nucleare forte, nucleare debole) e questa unificazione richiede una struttura più ricca di quella offerta dal nostro spazio-tempo di "sole" 4 dimensioni.

Le dimensioni extra forniscono lo “spazio matematico” per far convivere, ad esempio, gravitoni (che mediano la gravità) e gluoni (che mediano l’interazione forte) all’interno della stessa teoria.

Per rispondere invece alla domanda di dove si possono trovare queste dimensioni extra, abbiamo che secondo la teoria, le dimensioni extra sono "compattificate", ovvero arrotolate su se stesse in spazi molto piccoli (es. spazi di Calabi-Yau), così piccoli da non essere percepibili direttamente.

La partita a scacchi


Percorso tematico di appartenenza: Zen



Un giovane si presentò ad un maestro zen e disse:
«Vorrei raggiungere la liberazione dalla sofferenza promessa dal Buddha. Ma non sono capace di lunghi sforzi e non sono in grado di meditare. Esiste una via che posso seguire?»
«Che cosa sai fare?» gli domandò il maestro
«Niente.» rispose il giovane
«Ma c'è qualcosa che ti piace fare?» gli chiese ancora il maestro
«Giocare a scacchi.» rispose il giovane. Il maestro fece portare una scacchiera e una spada.
Poi chiamò un giovane monaco e disse ai due:
«Chi di voi vincerà questa partita a scacchi raggiungerà la liberazione. Chi perderà sarà ucciso con questa spada. Accettate?»
I due giovani acconsentirono e incominciarono a giocare.
Sapendo che era una questione di vita o di morte, si concentrarono come non avevano mai fatto.
A un certo punto il primo giovane si trovò in vantaggio e pensò che la vittoria era sicura.
Guardò il suo avversario e si accorse che il maestro aveva sollevato la spada sulla sua testa.
Allora ne ebbe compassione e compì un errore deliberato.
Ora era lui che stava per perdere.
Vide che il maestro aveva spostato la spada sulla sua testa... e chiuse gli occhi.
La spada si abbatté sulla scacchiera.
«Non c'è né vincitore nè vinto» proclamò il maestro
«e quindi non taglierò la testa a nessuno».
Poi aggiunse rivolto al primo giovane:
«Due sole cose sono necessarie: la concentrazione e la compassione.
E tu le hai sperimentate entrambe. Questa è la via che cerchi».

Chi ha inventato la musica


Percorso tematico di appartenenza: Musica



Post pubblicato su Racconti di Musica

Chi ha inventato la musica? Nessuno lo sa.
Non esiste nessuna prova storica che ci può dire chi ha cantato la prima canzone, o chi si mise a fischiettare la prima melodia, o chi ha prodotto i primi suoni ritmici che potevano assomigliare a quello che oggi noi conosciamo come musica.
I ricercatori dicono che sia successo migliaia di anni fa e quello che è stato scoperto è che le prime civiltà africane, europee e asiatiche avevano la musica.

Le credenze dicono che la musica è stata una creazione divina, ed in effetti dei e dee di molte religioni e di molte mitologie sono associati alla musica. Storie antiche e molte opere d’arte raccontano che il dio africano Àyàn era un batterista, che il dio greco Apollo suonava la lira e che Ulisse pianse ascoltando i canti di Demodoco, il musicista cieco.
Nel Libro della Genesi, Jubal – discendente di Adamo – è identificato come il padre dell’arpa e del flauto.
Gli scienziati probabilmente non saranno mai in grado di attribuire a una persona, o ad un gruppo di persone, il merito dell’invenzione della musica. Ma sono stati ritrovati molti artefatti e molte prove che ci possono aiutare a capire come – e soprattutto perché – gli antichi si riferivano alla musica.

Molti studiosi sostengono che il canto sia stato il primo tipo di suono musicale, e sono tutti concordi nel dire che probabilmente sia stato per imitare qualcosa di bello, come i versi degli uccelli, ed anche che le imitazioni di alcuni animali erano state usate per la caccia.
Un’altra possibilità poteva essere che il canto fosse stato un modo per comunicare con neonati e bambini piccoli, come le prime versioni delle ninne nanne.

Dai documenti antichi custoditi nelle chiese cattoliche di tutta Europa si scopre che durante il Medioevo all’inizio c’era una sola melodia vocale che veniva cantata da un solista o da un piccolo gruppo di sacerdoti maschi e che dopo qualche tempo anche le suore cominciarono a cantare nei conventi. Successivamente la polifonia divenne sempre più comune, quando due, tre o quattro voci cantavano ciascuna melodie diverse, aumentando la complessità del suono.

I musicologi hanno aiutato gli archeologi a riconoscere gli antichi strumenti musicali dai manufatti scoperti. Molti ritrovamenti sono stati flauti e fischietti fatti di ossa, di ceramica e di pietra. Gli archeologi hanno utilizzato la datazione al carbonio-14 per scoprire quanti anni avevano gli strumenti ossei sfruttando il fatto che tutti gli organismi viventi (siano animali, piante o persone) contengono una certa quantità di carbonio-14. Quando muoiono la quantità di carbonio-14 diminuisce lentamente nel corso di anni, decenni e secoli. Quando gli scienziati hanno misurato la quantità di carbonio-14 rimasta nei flauti ricavati dalle ossa di grandi uccelli, hanno scoperto che alcuni di questi strumenti avevano addirittura più di 30.000 anni!

In Giappone alcuni antichi fischietti e sonagli, fatti di pietra o di argilla, sono risultati avere circa 6.000 anni. Attraverso i loro piccoli fori, questi strumenti creavano toni alti e striduli. In Cina, le campane di ceramica (antenate delle campane di bronzo), apparvero almeno 4.000 anni fa. In Grecia, strumenti come la krotola, una serie di blocchi cavi legati con pelle, venivano suonati 2.500 anni fa. I greci usavano anche piatti da dito e tamburi a cornice, simili ai nostri contemporanei.

Gli strumenti musicali antichi si possono anche associare a diversi tipi di persone. I pastori suonavano la siringa, uno strumento simile a un fischio, conosciuto oggi come flauto di Pan. La siringa era uno strumento semplice, facile da portare nei campi mentre invece l’aulos era uno strumento a fiato più sofisticato costituito da due canne e per suonarlo ci voleva molta più abilità.

In Africa, pitture rupestri e incisioni risalenti a 4.000 anni fa mostrano musicisti che suonano quelle che sembrano essere arpe e la ceramica greca raffigura spesso scene musicali.

Riuscite a immaginare di vivere oggi senza musica? Io proprio non riesco. La musica non solo intrattiene e affascina, ma soprattutto ci permette di comunicare emozioni. La musica ci aiuta a celebrare gli eventi gioiosi e ci consola quando siamo tristi o sofferenti.
Sono certo che la musica antica faceva provare ai suoi ascoltatori le stesse forti emozioni che noi proviamo con la nostra.

E quindi… come potrà essere la musica nei prossimi secoli?

Ultimo aggiornamento domenica 31 agosto 2025


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Isaac Asimov




Con la Fisica si sta cercando di capire razionalmente come,
con lo Zen si sta cercando di capire,
e con la Musica... capiamo.